Notizie per January, 2011

Mediterraneo in fiamme

Dopo la Tunisia, l’Egitto. Francamente sono preoccupato dal silenzio dell’occidente, se si esclude l’intervento congiunto di Francia, Germania e UK.

L’Italia non è stata invitata, probabilmente per il legame del nostro Presidente con la nipote di Mubarak…(e c’è poco da ridere 🙁 )

January 30 2011 | Politica | Commenta per primo! »

Su chi ricadono i costi della crisi

Questo articolo del Nobel Paul Krugman sul NYT spiega bene perchè sono tendenzialmente contrario – nel nostro caso – alla svalutazione della moneta per recuperare competitività.

Krugman, che parte da una visione euroscettica per spiegare l’importanza mondale di un Euro stabile, ripercorre i passi della creazione dell’Euro, dalla CECA all’unione monetaria. Spiega poi i vantaggi e svantaggi dell’avere un’unica moneta confrontando $ ed € .

Questo estratto chiarisce il dato di fatto economico:

“E’ storicamente dimostrato che i lavoratori sono più propensi ad accettare un taglio di stipendio tramite una svalutazione della moneta piuttosto che in busta paga.”

E poi

“Nella crisi irlandese, dopo 2 anni di disoccupazione i salari sono scesi del 5%, mentre nel ’93 è bastato un’attimo per ridurli del 10% svalutando la moneta rispetto al marco tedesco”

Immaginiamo quindi l’Italia fuori dall’Euro:

  • col petrolio e le materie prime sempre più costosi per la domanda dei paesi emergenti,
  • il Belpaese poco produttivo compete svalutando la lira e ritrovandosi la benzina a 5.000£ al litro e col costo degli alimenti infiammato dal prezzo del greggio.

Uno scenario più Argentino che europeo.

January 16 2011 | Idee and Sviluppo | Commenta per primo! »

Sull’attentato di Alessandria d’Egitto

Disclaimer: questo articolo contiene considerazioni pericolose per la salute ;e non ha pretese di attendibilità e validità. Siete liberi di commentarle e vilipenderle.

La bomba che ha ucciso iltre 20 cristiani ad Alessandria d’Egitto ha riportato alla luce i conflitti sopiti in medioriente e le conseguenze fallimentari dell’azione in Iraq e Afghanistan.

L’obiettivo dei gruppi terroristi è spostare il conflitto nelle società. L’odio e la paura sono le loro armi.

Non so se la reazione dei copti e le immagini dei disordini avvenuti durante le successive proteste facessero anch’esse parte della strategia qaedista. Comunque sono stato un ulteriore regalo per gli attentatori.

Come lo è la continua politicizzazione dei problemi culturali, di chi specula squallidamente su queste tragedie nella speranza di accattare qualche voto in più.

Radicalizzare lo scontro riesce facile perché in molti leader occidentali questi  “cattivi maestri” trovano una spalla strepitosa. E stanno erodendo i piedi d’argilla delle autarchie laiche di molti paesi moderati, come Egitto e Siria, ed anche di democrazie consolidate come quella di Ankara.

E devo dire che stavolta concordo pienamente col Papa: «Davanti a questa strategia di violenze […] incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo»

Non si può pensare di porre fine a questi conflitti senza eliminare le fonti in cui si alimentano.

Le guerre di Bush hanno portato milioni di profughi sulle sponde del Mediterraneo e – insieme alla questione palestinese – sono state l’humus per un revanchismo islamista utile al reclutamento di nuovi terroristi.

Per Iraq e Afghanistan ci sono ben poche speranze a breve termine. Guardiamo quindi – fiduciosi e scettici insieme – a Gerusalemme, da dove non arrivano affatto buone notizie…

January 09 2011 | Idee and Politica | Commenta per primo! »