Notizie per February 22nd, 2008

YASHO!

Non è un’esclamazione ma uno dei market di Beijing. Sembra i MAS di piazza Vittorio – con sette piani però – dove vendono tutto: dall’elettronica ai vestiti, dall’iPhone alle Timberland…ovviamente made in Asia.

Come quasi ovunque in Asia, non esistono i cartellini coi prezzi: è la commessa a fare il prezzo dopo avervi dato una rapida occhiata. Il valore della merce cambia con gli avventori: americani, giapponesi, indiani, africani, arabi, europei, cinesi…
Parlando cinese si ottengono prezzi migliori. Comunque sia è necessario contrattare: in inglese, in cinese o digitando numeri su una grossa calcolatrice.

All’inizio ero fiero dei prezzi strappati dopo ore di contrattazione: poi ho scoperto non solo che si poteva fare molto meglio, ma che molta dell’elettronica acquistata – ovviamente a prezzi ridicoli – non funzionava. Penne USB tarocche ma perfettamente confezionate, pile scariche, ma anche finto GoreTex e MadeInItaly(?) a gogo.

Dopo un po’ d’esperienza si riescono a fare ottimi affari, soprattutto sull’abbigliamento, e a bilanciare rischio e convenienza.

Yasho è un posto per occidentali: te ne accorgi dall’inglese, parlato a smozzichi e bocconi da tutti i commessi.
In realtà infatti nessuno in Cina parla inglese (e non tutti scrivono in cinese) se non chi ha contatti con gli occidentali.
English spoken, ma anche Chenglish: e si aprono al cinese le porte del lavoro. Le tonnellate di merce prodotta “a prezzi popolari” vengono poi vendute dagli “english spoken” a prezzi quasi occidentali.
Cresce così la forbice sociale e la distanza tra città e campagna.

February 22 2008 | Sviluppo | 3 Commenti »